Quando il cognome conta di più del talento, quando l'appartenenza politica (e non occorrono tessere di partito per "appartenere") conta di più del curriculum, quando frequentare certi ambienti conta più dell'esperienza.
Alzi la mano chi non sorride amaramente quando qualcuno promette meritocrazia.
Libera Uscita ha incontrato alcuni personaggi che ci hanno parlato di merito premiato.
Sergio Ferrentino : "Merito e impegno contro le lottizzazioni"Libera Uscita ha incontrato alcuni personaggi che ci hanno parlato di merito premiato.
Sergio Ferrentino, conduttore radiofonico. «La mia esperienza può
considerarsi decisamente anomala rispetto a quanto spesso capita di vedere in
questo Paese. Ho iniziato nel 1981 a Radio Popolare Milano dove ho passato i primi
quindici anni della mia carriera: un posto dove mi sento di poter dire senza
paura di smentite che “i figli di” o “parenti di” non hanno mai avuto molto
spazio. E questo tanto per merito di chi prendeva le decisioni, quanto perché in
radio non è difficile capire chi è capace e adatto a trasmettere e chi,
invece, non lo è.
Qualche anno più tardi
sono sbarcato a Radio Rai con Caterpillar, trasmissione di grande successo attorno
alla quale si sono creati spazi incredibili ma sempre e solo grazie all’impegno
e ai risultati che ha portato. Sono stati anni di grande lavoro: ideare, trasmettere,
scrivere, condurre, dirigere e codirigere, sconfinando in televisione e a teatro.
I miei personali “incontri
ravvicinati” con i raccomandati non sono stati moltissimi e, in tutta
sincerità, molto spesso si è trattato di esperienze irrilevanti. Certo mi è capitato
di incontrare "amanti di..." o "fidanzate di..." e anche persone in quote politiche, non sempre incapaci per la verità. Ad ogni buon conto le
raccomandazioni per coprire posizioni di rilievo sono sempre state lottizzate,
in Rai in modo tragico ed evidente: una spartizione tra fazioni.
Oggi, guardandosi attorno, sembra emergere sempre più spesso il sospetto dello spettro sessuale dietro
alcune scelte, che pare fare da sfondo e rimane quale retrogusto in molte
scelte politiche e artistiche. Nulla di nuovo, peraltro. Forse, ora, più
ostentato rispetto al passato».
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