lunedì 12 maggio 2014

La meritocrazia secondo Pino Cacucci

Quando il cognome conta di più del talento, quando l'appartenenza politica (e non occorrono tessere di partito per "appartenere") conta di più del curriculum, quando frequentare certi ambienti conta più dell'esperienza.
Alzi la mano chi non sorride amaramente quando qualcuno promette meritocrazia 
Libera Uscita ha incontrato alcuni personaggi che ci hanno parlato di merito premiato.


Pino Cacucci : "Non è un paese per meritevoli"


Pino Cacucci, scrittore e traduttore. «Non saprei dire se la parola meritocrazia abbia qualcosa a che fare con la mia vita e con ciò che ho finora ottenuto. Quel che so, con certezza, è che per trasformare una passione in un mestiere - scrivere libri - riuscendo a camparci, ho avuto qualche colpo di fortuna e tanta ostinazione, oltre a una vera e propria cocciutaggine. E che se mi fossi arreso all'infinita serie di rifiuti la fortuna sarebbe rimasta a guardare, impotente.

Guardandomi indietro forse per "merito" si potrebbe anche intendere qualche pizzico di coraggio unito a quel poco di sventatezza che da giovane mi ha portato a viaggiare senza preoccuparmi di creare una solida base, in un Paese che non offriva granché allora ... e sicuramente oggi ancora meno. Non si può certo negarlo: in Italia, troppo spesso, il merito non conta. 

Occorre così prenderne atto e andare altrove, non alla ricerca di un'inesistente terra promessa, ma perché spinti dalla convinzione che muoversi e fare esperienze arricchisce e rimette in funzione i neuroni: se l'orizzonte è opprimente, bisogna andare a vedere cosa c'è al di là. Rimanere fermi, consuma lo spirito di intraprendenza e deprime ogni energia».


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