Pochi giorni alla fine dell’anno e un’immagine, tra le altre, sembra tirarne le somme. Il Capo dello Stato si commuove parlando con Samantha Cristoforetti, da qualche tempo nello spazio. I compaesani e le compaesane del Presidente, con le chiappe e i piedi piantati a terra, si commuovono, invece, nello scoprire tredicesime alleggerite (quelli con lo stipendio, e non tutti, si intende), TASI da saldare e poveri alberi di Natale decorati da regali ridotti all’osso. Altre e altri, nel frattempo, pensano a come nella stazione orbitante si ricicli ogni cosa, persino l’urina, mentre noi qui, qualche chilometro più sotto galleggiamo, e a fatica, in mare di liquame.
«Attore, scrittore, musicista e cantastorie… ma prima di tutto Essere Umano». Si presenta così, Luca BAssanese, tra le pagine del suo sito. E noi di LIBERA USCITA, non trovando definizione più appropriata, ci appropriamo della definizione. Vicentino, classe 1975, otto album all’attivo, tre libri scritti (non sappiamo quanti letti, ma immaginiamo essere molti) ama il palco e lo frequenta in veste di attore teatrale, musicista e cantautore. Sua la musica e la voce della sigla finale del docufilm VELENI IN PARADISO di Andrea Tomasi e Jacopo Valenti (http://liberauscita2014.blogspot.it/2014/12/il-trentino-da-scoprire-il-docufilm-da.html): il brano L’acqua in bottiglia è stato ceduto in uso a titolo di amicizia e per la causa della difesa di ambiente e salute in Trentino. Parte della colonna sonora, invece, è degli Humus. Interessati alla sua arte, agli esiti e al suo modo di farla, gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Come
definiresti la tua musica?
Direi popolare con
testi propositivi. Non canzoni di protesta ma di proposta.
Fra i
tuoi "maestri" c'è Fabrizio De Andrè. Quando si ascoltano i tuoi
brani si pensa, proprio, a De Andrè e ai Mercanti di Liquore. Tu che ne pensi?
Sono uscito con il
mio primo album nel 2004, i Mercanti di Liquore qualche anno prima, nel 1997. Entrambi
siamo cresciuti a pane e De Andrè ed è una gioia se questo si può recepire
ascoltando le canzoni. Chi meglio di Fabrizio è riuscito ad unire la propria
esperienza umana trasferendola in racconto tramite musica e parole?
Oggi,
un giorno sì e l'altro pure, si parla di crisi della discografia. È così? E tu
come fa a veicolare la tua arte?
Viviamo in un
mercato della musica di ottima fattura O.G.M. Io e Stefano Florio, mio coautore
e produttore, crediamo che restando ai margini dove i fiori crescono autentici
si viva meglio ed il passaparola negli anni premia, se non tradisci te stesso e
chi ti ascolta.
"La
radio mi pugnala con il festival dei fiori" cantava Sergio Caputo. Che ne
pensi di Sanremo?
E’ un fenomeno di
costume, la musica un contorno e quel poco di canzone d’autore che c’è, serve
soltanto all’immagine del Festival. Un po’ come in certi ambienti politici o
commerciali, dove si parla di ecologia perché ogni tanto male non fa, anzi. Ecco,
la musica d’autore a Sanremo ha la stessa funzione del Greenwashing per
l’industria.
Su
Wikipedia di Luca BAssanese si dice "un artista in sintonia con i
movimenti ambientalisti e di impegno civile, le sue canzoni raccontano di
un'Altra Italia e di un Nuovo Mondo Possibile". Credi che oggi ci sia una
maggiore coscienza ambientale? Pensoci sia un sentimento di
predisposizione all’ambiente in tutti gli strati sociali, sicuramente più che negli
anni del boom economico e che questo sentimento sia spinto dalla necessità di
sopravvivenza, data dal diffondersi di patologie causate dall’inquinamento
soprattutto alimentare. È il momento giusto per accrescere questa
predisposizione facendola divenire consapevolezza per il bene comune.
Pensi
che il messaggio in musica possa "arrivare" ed essere efficace per
creare quella coscienza di cittadini responsabili di cui si parla tanto?
La musica è un mezzo capace di portare la parola dove
tanti discorsi non riescono ad arrivare. Ha il potere di superare i muri
invisibili dei nostri costrutti sociali e porci di fronte a dei dibattiti
fondamentali come quello odierno sugli O.G.M. ad esempio.
E
parlando di politica... cosa ne pensi di quella italiana? Gli ambientalisti si
fanno sentire? Ci sono?
Gli ambientalisti
ci sono, ma tutti noi siamo ambientalisti se non vogliamo ritenerci altrimenti
autolesionisti. Stiamo parlando della nostra stessa esistenza quando parliamo
di ambiente.
Cosa
pensi degli ultimi provvedimenti in materia? Il decreto Clini prevede la
possibilità di bruciare Css (Combustibile secondario) nelle centrali
termoelettriche e nei cementifici (anche in Trentino ne esistono alcuni).
Mi sembra molto
pericolosa questa pratica perché trasformerebbe i cementifici di fatto in
inceneritori, con un decreto che oltretutto sorpassa il giudizio della
Sovranità popolare.
Giorgio Napolitano, 90 anni il 29 giugno prossimo, sta sull'uscio del Quirinale. Il suo mandatosi era concluso nel 2013. Doveva essere il primo e unico. Ora siamo nel pieno del secondo.
La Costituzione prevederebbe (in Italia il condizionale è d'obbligo, SEMPRE) un settennato, con semestre bianco quando si arriva in prossimità della scadenza naturale (divieto per il Presidentedella Repubblica di sciogliere le Camere... proprio per evitare l'effetto "Parlamento sotto scacco").
Nei giorni scorsi Napolitano ha reso pubblica la volontà di concludere la sua attività politica e lavorativa prima del termine dell’attuale mandato. Poi ha fatto una mezza retromarcia con una mezza smentita.
Il balletto del "vado-non-vado-forse vado-forse no" sta creando scompiglio nella politica che conta e anche negli uffici romani della sede dell'INPS.
ELIBERA USCITAè in grado di fornirvi il video dell'ultima telefonata tra il Presidente e una funzionaria dell'ente.
Prosegue, a Trento, la caccia ai conigli che hanno scelto di frequentare il cimitero cittadino. Nonostante i tentativi di cattura (http://liberauscita2014.blogspot.it/2014/10/conigli-al-cimitero-parlano-i.html) da parte dell'amministrazione comunale - che si è affidata ai volontari della LAV - la selvatica comunità, incurante delle proteste, non sembra intenzionata a sgomberare il campo(santo), nemmeno in occasione delle festività di novembre.
Coniglietti in fuga. Qualcuno, però, è riuscito a farsi beccare. LIBERA USCITA è in grado di offrirvi uno scatto RUBATO durante le fasi dell'infruttuoso interrogatorio. Nulla da fare. La bestiola non collabora. E in via Giusti, dove si trova il cimitero del capoluogo, musetti cuciti.
Sonni irrequieti, quelli degli amministratori
pubblici. Il caso “conigli alcimitero” non è ancora chiuso… Parliamo della città di Trento, dove da tempo il Comune fa i conti con un'invasione di roditori: animali selvatici che, non soddisfatti dell'ambiente lungo le rive dell'Adige, hanno cercato asilo allo stadio Briamasco e poi al campo santo.
Là però non sono graditi, tanto che il sindaco ha assoldato i volontari della LAV per catturare le bestiole. Operazione non facile...
Accade a Trento,
nel profondo nord italiano. Da qualche tempo il sonno degli
amministratori pubblici è disturbato dal regno animale.
Rapporto curioso, quello fra trentini e fauna selvatica. Dopo la difficile
relazione con l'orsa Daniza, a cui si è posta fine con un narcotico http://liberauscita2014.blogspot.it/2014/08/orsa-se-ne-voglio-sbarazzare.html, ora
a tormentare le notti degli abitanti del capoluogo è una numerosa
comunità di conigli selvatici che ha colonizzato il camposanto. È stata mobilitata anche la LAV: i volontari sono stati chiamati per catturare i coniglietti e liberarli lungo il fiume. È il cane (pardon, il coniglio) che si morde la coda, visto che non parliamo di animali stanziali...
Tutto questo accade perché un comitato
cittadino, nato nelle ultime settimane, accusa il sindaco di non aver gestito la situazione in tempi
e modi adeguati.
LIBERA USCITA ha
incontrato il rappresentante della colonia selvatica, per dare la possibilità
di replica alle bestiole.
"È vero – racconta il rappresentante del collettivo dei conigli - ci
eravamo trasferiti al cimitero di via Giusti. Non è stato facile decidere di
trasferirci, dopo tanti anni trascorsi sulle rive dell Adige.
Ma la situazione
era diventata insostenibile. Per troppo tempo, lungo il fiume, abbiamo assistito a quotidiani
ingorghi del traffico: un caos creato dall'assalto di nuovi residenti al quartiere "le
Albere" http://lealbere.it/.
Una vera e propria invasione, quella
che ha visto prendere di mira i nuovissimi appartamenti del quartiere, progettato dall'architetto Renzo Piano: locali venduti
ed occupati in tempi record.
Un vero dramma per
noi, costretti alla fuga a causa di questa ondata barbarica di nuovi residenti.
All'inizio avevamo cercato rifugio allo stadio Briamasco, ma la zona pareva non
essere un rifugio tranquillo.
Ci piaceva il camposanto. Là non si lamenta
nessuno... ma, a quanto pare, nemmeno al cimitero siamo graditi". (continua...)
Basta cimiteri tradizionali. Stop alle tradizionali urne con le ceneri del caro estinto. E basta anche alla dispersione american style delle stesse. Da oggi, dopo la morte, c'è un'alternativa: trasformarsi in un albero.
Si parla di un’urna che permette di ritornare alla vita dopo la
morte, ma sotto forma di pianta. L'idea è del designer Martin Azua.
L'Urna
Bios è«realizzata in noce di cocco, torba
compattata e cellulosa (materiali biodegradabili), che trasformerà le
ceneri del defunto in un albero dopo la morte; dentro l’urna c’è un seme
di pino, che può essere sostituito da qualsiasi altra sementa o pianta,
che crescerà per ricordare la persona amata in un modo unico».
Nella Favola d'Amore di Hermann Hesse«il giovane
Piktor decide di assaporare la felicità trasformandosi in un albero. Non
sapremo mai se l’Urna di Azua garantirà felicità eterna ma sicuramente
renderà i cimiteri luoghi più poetici».
La cosa interessante è che si potrà pure scegliere a quale albero dare vita dopo la morte: un pino, un olmo, un olivo... E magari qualcuno può pensare ad una pianta di cannabis, con una targa: "Stupefacente, come è stato in vita".
Gli effetti collaterali della dispersione sono sintetizzate in questo video tratto da Il grande Lebowski,film del 1988 diretto dai fratelli Coen.Insomma... meglio l'urna bio!
È questa la proposta di Dan Abramson, che nella sua
casa di San Francisco ha dato concretezza al suo messaggio di pace, creando soldatiniche, invece di imbracciare il mitra e lanciare bombe a mano, si
dedicano allo yoga. Esercizio e spiritualità, mentre cartucce e cartuccere restano nel cassetto.
Ha dato forma e sostanza ai suoi "soldatini zen" per poi infilare il tutto in una busta e inviarla ad Alessandro Fulloni, giornalista del Corriere della Sera, che vive e lavora in Italia.
In Italia alcuni esponenti del mondo dell'arte, della musica e dello spettacolo, si abbeverano alla fonte delle sponsorizzazioni ENI:quell'ENI che negli anni 1962-1967 vide alla presidenza Marcello Boldrini, già presidente Agip e vice di Enrico Mattei, del quale Laura Boldrini - ex portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), attuale presidente/a della Camera dei Deputati - sarebbe nipote (http://www.ilgiornale.it/news/interni/rifugiata-boldrini-eterna-militante-rossa-dallonu-camera-896936.html), quell'ENIoggi contestata per una politica aziendale poco attenta al rispetto dell'ambiente.
Negli scorsi giorni, dall'altra parte del pianeta,l'attore Leonardo DiCaprio è intervenuto all'Onu. "Io per vivere fingo, ma voi no", ha dichiarato. LIBERA USCITA propone il suo discorso. Prendetevi qualche minuto per guardare il video (in lingua originale) o per leggere (qui sotto) la traduzione del testo: "Fate il vostro dovere e fatelo con onestà".
Grazie, Signor Segretario Generale.Eccellenze vostre, signore e signori, e ospiti illustri. Sono onorato di
essere qui oggi, mi rivolgo a voi non da esperto, ma come un cittadino
portatore di interesse, una delle 400.000 persone che hanno marciato per
le strade di New York domenica, e miliardi di altri in tutto il mondo
che vogliono risolvere la crisi climatica.
Come attore fingo per vivere. Gioco ad essere personaggi fittizi. Spesso a risolvere problemi fittizi.
Credo che l'umanità abbia trattato i cambiamenti climatici nello stesso
modo: come se fosse una finzione, come se succedesse a qualche altro pianeta, come
se fingendo che cambiamenti climatici non fossero veri, in qualche modo
se ne potessero vadano.
Sappiamo che non è così. Ogni settimana, vediamo nuovi e innegabili
eventi nel clima: la prova che i cambiamenti climatici accelerano, è
qui, ora.
Sappiamo che le siccità si stanno intensificando, che i nostri oceani si
stanno riscaldando e acidificandosi, con colonne di metano che salgono
da sotto il fondo dell'oceano. Stiamo assistendo ad eventi meteorologici estremi, temperature elevate, le calotte dell'Antartide e della
Groenlandia si sciolgono a ritmi senza precedenti, con decenni di
anticipo rispetto alle previsioni scientifiche.
Niente di tutto questo è retorica, niente è isteria. Sono fatti. La
comunità scientifica lo sa, l'industria e i governi lo sanno, anche il
corpo miliare degli Stati Uniti lo sa. Il capo del Comando della Marina
del Pacifico degli Stati Uniti, l'ammiraglio Samuel Locklear, ha
recentemente affermato che i cambiamenti climatici sono la nostra unica,
principale minaccia per la sicurezza.
Cari amici, questo gruppo - forse più di ogni altro incontro nella
storia umana - deve ora affrontare un compito difficile. Si può fare la
storia qui...
Occorre essere chiari: qui non si tratta solo di dire alla gente di
cambiare le lampadine o comprare una macchina ibrida. Questo disastro è
cresciuto oltre le scelte che ciascun individuo possa fare. Si tratta
delle nostre industrie e dei governi di tutto il mondo che devono
prendere azioni decisive, su larga scala.
Io non sono uno scienziato, ma non ho bisogno di esserlo. Perché la
comunità scientifica mondiale ha parlato e ci ha dato la prognosi:
se non agiamo insieme, moriremo. Adesso è il nostro momento di agire.
Abbiamo bisogno di mettere un costo sulle emissioni di carbone, ed eliminare i sussidi governativi per il carbone, il gas, e le compagnie petrolifere.
Dobbiamo porre fine alla corsa libera di inquinatori e industriali che
hanno potuto fare di tutto in nome di una libera economia di mercato.Non meritano i nostri soldi delle tasse, meritano la nostra vigilanza. Perchè l'economia stessa morirà se muore il nostro eco-sistema. La buona notizia sta nel fatto che l'energia rinnovabile non solo è una
politica economica realizzabile ma buona. Le nuove ricerche mostrano
che nel 2050 l'energia pulita e rinnovabile potrebbe fornire il 100% del
fabbisogno energetico del mondo, con tecnologie esistenti, creando
milioni di posti di lavoro.
Questo non è un dibattito di parte, è un dibattito umano. L'aria pulita,
l'acqua, un clima vivibile sono diritti umani inalienabili. E risolvere
questa crisi non è una questione di politica. Il nostro è un obbligo morale - anche se, certamente, difficile.
Abbiamo solo un pianeta. L'umanità deve diventare responsabile su larga
scala per la distruzione della nostra casa collettiva. Proteggere il
nostro futuro su questo pianeta dipende dall'evoluzione cosciente della
nostra specie. Questo è il più urgente dei tempi e il più urgente dei messaggi.
Onorevoli delegati, leader del mondo, io fingo per vivere. Ma voi no. I cittadini hanno fatto sentire la loro voce domenica scorsa
in tutto il mondo e l'impeto non si fermerà. E ora è il vostro turno, il
tempo per rispondere alla grande sfida della nostra esistenza su questo
pianeta è adesso.
Vi prego di affrontare il problema con coraggio ed onestà.
Grazie.
Fonte di ispirazione (e blog consigliato per approfondire)
“Io politicamente scorretta? Io sono un agnellino! La vita è politicamente scorretta. Mi limito a rappresentarla”.I più attenti l'hanno vista su Comedy Central. E se l'hai vista e ascoltata, non te la scordi. Si chiamaVelia Lalli, attrice comica, ma anche cantante, ballerina e ingegnere (!) Stand-up comedian, risponde alle domande di LIBERA USCITA, anche a quelle più stupide.
Velia, dacci una tua breve biografia.
"Nata a Roma il 27/10/1973 (ma dobbiamo proprio scriverlo? Se divento famosa vorrei togliermi 6/7 anni e fare un lifting)
Studi: Diploma Liceo classico, Laurea in Ingegneria Elettronica
Famiglia: seconda di due sorelle. Mamma casalinga e perbene, papà impiegato e spiritoso.
Studi artistici:
Accademia del comico, Palestra dell’attore (biomeccanica, improvvisazione, training dell’attore),Seminari, Stage…. blablabla
Saint Louis Music College: canto jazz (e vari seminari Nuoro Jazz con Paolo Fresu)
Coro da camera Marco Taschler (12 anni, che bello!)
Danza classica (8 anni, da quando ero minuscola)
Flamenco (quanto mi piaceva!)
La danza è la mia più grande passione, poi il canto e, solo al terzo posto, la comicità! Ma è la cosa che mi riesce meglio, quindi non poteva che andare così!"
Iniziamo poi con una cosa leggera: «Cos’è la comicità oggi?»
"Questa avreste potuto cercarla su Google. Comunque vabbè…
Le ragioni per cui cerchiamo la comicità sono le stesse, nei secoli : condivisione, esorcizzazione delle storture del singolo, di un gruppo, della società. La comicità dovrebbe stare un passo avanti al pensiero comune, lavorare su nuovi vizi comportamentali, nuove ipocrisie culturali. Non sempre è così, oggi.
Con le dovute eccezioni, spesso la comicità indugia in cliché superati: non mi fanno ridere le battute sulla imbranataggine dei mariti, forse perché non ho un marito. Non mi fanno ridere i cliché sulle donne che non sanno guidare perché non mi riconosco e perché, sinceramente, le donne, oggi, nel pieno della loro recente emancipazione, hanno “difetti” molto più interessanti".
Cosa fa ridere Velia Lalli?
"Per quanto una comicità possa essere di livello, uno spettacolo ben scritto, a me fanno ridere a spruzzo le cose che accadono nel quotidiano. Le situazioni in cui le persone si prendono molto sul serio, per esempio, sono cariche di tensione grottesca.
O la faccia fucsia di mio padre quando mia madre, che vive nel mondo di “Happy Days”, gli chiede il significato di espressioni volgarissime (spesso sentite da me).
È veramente difficile, per un comico, riprodurre la freschezza della comicità spontanea".
Il grande pubblico ti conosce per i tuoi monologhi a Comedy Central. Ma quale è stato il tuo percorso? Come hai iniziato questo mestiere?
"Se il grande pubblico mi conoscesse davvero non dovrei fare altri lavori per pagare l’affitto. Ho iniziato con un percorso obbligato: una accademia, qualche seminario, tanti laboratori. Ho provato personaggi, scritto pezzi pieni di battute da raccolta per i diari scolastici, ideato sketches. E poi ho smesso di nascondermi. Trovandomi a mio agio nel far ridere con un punto di vista".
Cosa hanno detto i tuoi genitori quando hai detto cosa volevi fare di lavoro? Papà: “Gli artisti muoiono di fame!”
Mamma: “Che io possa crepare adesso!”
Spirito critico e teatralità. Posso dirmi figlia d’arte".
Che rapporto hai con i tuoi colleghi (perlopiù maschi)?
"Inizio a capire che dovrei dare un significato al fatto che lavoro con colleghi maschi. Me lo chiedono tutti! Boh, so’ colleghi. Diciamo che non mi fidanzerei con nessuno. Ma per lavorarci sono perfetti! E risulta facile essere la ragazza più carina del gruppo".
Nei tuoi testi ti fai beffe dell’universo maschile. Hai mai avuto difficoltà o imbarazzi di qualche tipo (di fronte ad un pubblico «impreparato» o con i colleghi)?
"Nei miei pezzi tendo a parlare molto più delle donne che degli uomini. Solo che lo faccio parlando in prima persona, in modo apparentemente autobiografico. Mi interessa troppo la fatica che facciamo a gestire tutta questa emancipazione e libertà e coniugarla con gli archetipi femminili. Qualche imbarazzo c’è stato, ma si deve imparare a prenderlo il pubblico e a portarselo dove si vuole.Giudicarlo non serve. Mi sono trovata a spiegare ad una signora di 70 anni cosa sia lo “squirting”. Mi seguiva con vivo interesse. E non credo fosse sorda!"
I testi li scrivi da sola? È qualcosa che ti viene «di getto» o si tratta di «microparti»? "Sì, li scrivo da sola. Il coraggio di dire bastardate ti viene dal fatto di ammettere di averle pensate! Mi piace andare contro i muri da sola. Alcuni pezzi sono nati di getto, io li chiamo “benedetti dal Signore”, con tutto il rispetto per i pezzi. Altri sono faticosi, mi svegliano di notte con delle idee, mi tocca registrarmi sul telefono con la voce agonizzante, tra sospiri e biascichi. Riascoltarmi la mattina, però, è da morire dalle risate. Immagino sempre l’incredulità e lo spavento di uno che dovesse rubarmi il telefono…"
I tuoi monologhi su Comedy Central sono forse i più divertenti. Ci sono piaciuti molto quello sui «vecchi» e quello sull’impotenza «femminile». Ti autodefiniresti «politicamente scorretta», stile Sarah Silverman? "Vi ringrazio per la preferenza accordatami, e sono felice di constatare che anche solo la possibilità remota che io possa ricambiare sessualmente ancora si dimostra utile! Se sono politicamente scorretta? Io sono un agnellino! La vita è politicamente scorretta: mi limito a rappresentarla.(E apprezzo Sarah Silverman)".
Da poco è scomparso Robin Williams e ne ha parlato tutto il mondo. Chi sono i tuoi punti di riferimento professionali? "Ovvio che per studio e per passione guardo alla comicità americana, anglosassone. Ma punto di riferimento, per me, significa comprendersi professionalmente, riconoscersi, sentirsi parte di un progetto. Questo lavoro di scambio, confronto, scazzo e legame ce l’ho con il gruppo di Satiriasi. Che sta finalmente conquistando spazio in canali che ci erano negati. Canali che cerchiamo di aprire e trasformare perché non accettiamo che siano loro a trasformare noi".
Libri. Qual è il tuo autore preferito?
"Un tempo era Calvino, poi Hemingway, poi Fitzgerald, poi De Beauvoir, poi Yourcenar, poi Yeoshua, poi Greene, poi Foster Wallace, poi Murakami, poi… Ma adesso ho capito che bisogna esplorare: voglio comprare un libro di Fabio Volo. Leggerlo no. Mi sembra troppo".
Che giornali leggi? E cosa pensi del giornalismo di oggi?
"Ci sono giornalisti storici che ancora seguo e chi mi interessano. Pochi. Per il resto l’informazione si confonde e sconfina spesso nella disinformazione. Giornalisti, blogger, programmi comici di denuncia, la rete… un gran casino. E tanta, troppa fantasia! Mi piace molto “Internazionale”. Come a tutti i radical chic. Ha un oroscopo eccezionale!"
Che ne pensi delle attrici comiche donne? Di solito si pensa a Lella Costa e a Luciana Litizzetto.
"È una domanda a trabocchetto? Accostare Lella Costa e Luciana Littizzetto: volete vedere se sono attenta? Intellettuale e scatologica… ognuno i suoi gusti, ognuno il suo pubblico. Però preferisco chi le cose le chiama col loro nome. O preferite che una donna vi parli per metafore e nomignoli?"
Dove vorresti essere tra 10 anni?
"Come tutti i comici, a fare la testimonial di una pubblicità. Speriamo di assorbenti. Ho tanta paura della menopausa".
Da 1 a 10 quanto ti danno noia questo tipo di interviste?
"È che mi ci vuole un certo impegno per sembrare intelligente. Ma al contempo scherzosa, preparata ma alla mano, sincera ma diplomatica. Vera ma anche fatti i cazzi tuoi!”.
Nei giorni della battaglia pro Daniza, l’orsa che nei boschi di Pinzolo (Val Rendena - Trentino) il 15 agosto ha aggredito Daniele Maturi (38 anni) su Facebook gli animalisti si sono scatenati. Una delle immagini che più si è vista - diventando VIRALE sui social network - è quella dell’orsa con i suoi due cuccioli. Il disegno porta la firma di Ale Giorgini. Artista grafico (ha lavorato e lavora per grandi marchi come Foot Locker, MTV, Warner Bros., Vibe Magazine, Emirates, Sony Pictures, Kinder Ferrero, Virgin Atlantic, G+J/Mondadori, Gruppo L’Espresso, Saldapress), vicentino, ha seguito le cronache trentine, riguardanti la Provincia autonoma che ha emesso un’ordinanza di cattura dell’animale «colpevole di avere difeso i propri cuccioli». «Quando mi è possibile - racconta - contribuisco a titolo gratuito a campagne di sensibilizzazione (Greenpeace, Enpa, LAV). Sono vegano e molto sensibile al tema “animali”». Come è nata l’idea dell’illustrazione pro Daniza?
«È nata senza uno specifico scopo. Ho solo voluto mettere su carta il mio disappunto per la solita prova di stupidità e prensunzione da parte dell’uomo. Il disegno di Daniza è nato in maniera naturale. Io uso il disegno per comunicare e quindi ho voluto dichiarare la mia indignazione per la stupidità dell’uomo. Mi infastidisce tremendamente vedere quando presuntuosi ed egoisti possiamo essere. Dobbiamo imparare a capire che il nostro punto di vista - quello secondo cui al centro di tutto ci sono i bisogni dell’essere umano - è sbagliato».
Lei è vegano e ambientalista. Due caratteristiche che la potrebbero rendere antipatico agli occhi di tanta gente. Spesso venite considerati un po’ snob.
«La
scelta vegana ha ripercussioni positive sul pianeta e quindi nei
confronti di tutti, indistintamente. Mi sembra un comportamento
tutt’altro che snob».
Contro la cattura di Daniza c’è stata una
mobilitazione (email, petizioni sui social network) senza precedenti su
una questione di tipo “ambientale”. Questo da un lato fa ben sperare per
il futuro della “democrazia dal basso”?
«Da
dove altro dovrebbe arrivare la democrazia se non dal basso? È davvero
divertente notare come a volte riusciamo perfino a stravolgere il senso
delle parole».
Chi è Ale Giorgini?
«Sono il quarto di quattro fratelli, non sono assolutamente figlio d’arte (babbo operaio, mamma casalinga). Vivo a Vicenza con la mia compagna Silvia e il nostro cane Betty». Che studi ha fatto?
«Sono autodidatta. Alle scuole medie avevo gravemente insufficiente in educazione artistica, con tanto di spassionato suggerimento scritto del professore ai miei genitori: “Sconsiglio qualsiasi percorso artistico per vostro figlio”. Da lì sono finito quindi a studiare tutt’altro (sono geometra). Ma quella credo sia stata la mia fortuna: essere completamente “schiacciato” creativamente da quella scuola, mi ha costretto a trovare la mia strada».
Come si arriva a lavorare per i grandi marchi?
«La risposta breve: attraverso il tam tam mediatico che c’è stato attorno ai miei lavori. La risposta lunga: grazie a anni di lavoro nelle retrovie per potere arrivare a costruire uno stile che fosse visceralmente mio e che mi rappresentasse. Anni passati fra anonimato assoluto e anche parecchi insuccessi. Ho dovuto costruirmi un bagaglio culturale e tecnico da solo, dato che non ho avuto la possibilità di frequentare corsi o scuole che mi potessero aiutare da questo punto di vista. Ma, come dicevo prima, questa credo sia stata davvero una fortuna: sono riuscito a costruirmi un mio personale immaginario, completamente libero da qualsiasi tipo di preconcetto o schema imposto da altri. Sono stato libero di assorbire tutto quello che mi piaceva: smontandolo, analizzandolo, studiandolo, in una sorta di personale corso di studi». L’apprendistato è stato lungo?
«Ho lavorato come grafico prima e art director poi in un paio di agenzie di pubblicità per circa 15 anni prima di intraprendere la carriera di freelance. Sicuramente sono stati anni nei quali, oltre a servirmi per costruire la mia personalità creativa, sono stati sicuramente necessari per permettermi di acquisire l’esperienza per diventare, oggi, un imprenditore. Perché essere un freelance, significa soprattutto essere un imprenditore. Avere doti manageriali è importante tanto quanto avere quelle artistiche, quando si lavora per conto proprio senza nessuno che cura i tuoi affari».
Qual è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita?
«Ce ne sono stati tanti. Sicuramente entrare a far parte del gruppo di disegnatori di XL è stata la svolta. Per 5 anni ho passato molto tempo con la valigia in mano per partecipare a mostre, fiere, performance, eventi con disegnatori del calibro di Diavù, Massimo Giacon e Alberto Corradi. Quest’esperienza ha sicuramente contribuito a farmi diventare quello che sono oggi».
Quando è nata la passione per l’arte? E quale è stato il segreto del tuo successo? Cosa consiglieresti ad un giovane di talento?
«La passione è nata con me. Il segreto del mio successo? Non averne. Un consiglio? Non accettarne mai da chi fa questo lavoro e non sorride».